Quello alle porte sarà un Natale ben diverso dal solito, è ormai evidente a tutti, intanto per ridare fiato ai consumi e consentire a molte attività di tornare a lavorare (in un periodo solitamente redditizio) tra le ipotesi al vaglio dell’esecutivo nazionale in queste ore ci sarebbe quella di aprire una finestra di una decina di giorni per consentire lo shopping e ridare ossigeno a chi è fermo.
Un piano, rigidamente vincolato all’andamento della curva epidemiologica, che ipotizzerebbe anche un’apertura dei negozi dalle 9 alle 22 per distribuire gli accessi e consentire gli acquisti in maniera scaglionata.
«Personalmente, e non a nome della categoria che rappresento, direi che l’ipotesi di aprire 10 giorni per poi già sapere, in base all’evolversi della situazione, che ciò porterebbe a una nuova chiusura non ha il minimo senso – dice Marco Cassina, presidente di Federmoda Como di Confcommercio – È pur vero che magari c’è chi in pochi giorni sotto Natale guadagnerebbe molto, ma è necessario considerare le ricadute immediate subito dopo le feste. Magari tenendo duro si potrebbe raggiungere un maggior grado di sicurezza e allora vorrà dire che quest’anno i regali invece che a Natale li faremo durante i saldi».
Un giudizio che mira anche a puntualizzare un altro fattore. «Già adesso, prima dell’ultima chiusura, nei negozi si entrava pochi alla volta, con mascherina e non c’erano assembramenti. Diluire fino alle 22 mi sembra eccessivo».
Decisamente critico il presidente di Confesercenti Como, Claudio Casartelli. «Mi sembra incredibile – dice – concentrare la corsa agli acquisti in un periodo limitato con tutte le inevitabili conseguenze che ciò potrebbe causare. Mi chiedo, ma se si stanno studiando queste possibili aperture a ridosso del Natale, non si potevano forse prevedere già anche in questo periodo? – si domanda Casartelli – Non capisco, vista la situazione, come sarà infatti possibile andare a fare shopping tra meno di un mese».