Le Regioni che per prime sono entrate in zona rossa, Lombardia in testa, intravedono i primi spiragli di luce e sono pronte a chiedere al ministero della Salute un allentamento delle misure restrittive e il passaggio nella zona arancione. Se ne parlerà secondo le ultime informazioni il 27 novembre, ma intanto molti, a partire dagli stessi consiglieri regionali, ripetono un appello alla prudenza. Dubbi anche su una delle ipotesi al vaglio, ovvero la divisione in “colori” diversi all’interno di una stessa regione.
“Escludo che si possa pensare a confini provinciali in Lombardia, non è il momento di creare confusione – dice al Corriere di Como il sottosegretario della Regione Fabrizio Turba – La solidarietà dentro la Lombardia si è vista dall’inizio della pandemia, dobbiamo continuare così. Ho seri dubbi anche sulla possibile riapertura anticipata. Sarebbe devastante riaprire per qualche settimana per poi richiudere a causa di una terza ondata. Stiamo facendo grossi sacrifici, è vero. Ma non è ancora il momento di mollare”.
Appello alla prudenza anche dal consigliere regionale del Pd Angelo Orsenigo. “Comprendiamo le difficoltà di tutti in questi giorni – dice – dalle famiglie, agli studenti, ai tanti imprenditori che non possono lavorare, però non si deve solo guardare ai numeri dei tamponi e dei nuovi positivi, si deve considerare l’affanno dei nostri ospedali. Non credo che la Lombardia sia ancora pronta per cambiare colore”.
Raffaele Erba, del Movimento Cinque Stelle, auspica un’uscita dalla zona rossa prima possibile, ma senza accelerare. “Per raggiungere l’obiettivo serve un miglioramento dei numeri a cui dobbiamo anche dare una forte stabilità – spiega – Regione ha le chiavi per poterci liberare da questa situazione ma deve usarle efficacemente. Come minoranza rimaniamo disponibili al dialogo. Ancor di più, oggi, ai cittadini lombardi servono risposte concrete”.