Storie di giovani talenti costretti a emigrare all’estero per cercare fortuna. Ogni anno l’Italia perde capitale umano, pari quasi a un’intera città. Questo fenomeno tocca da vicino anche il comasco Luca Quintavalle, che attraverso un’intervista a Il Fatto Quotidiano, racconta la sua vita e la voglia di riscattarsi dal punto di vista professionale e personale. Quintavalle, nato a Como nel 1983 è un acclamato clavicembalista. Ha studiato in Italia ma per avviare la sua carriera da musicista, si è trasferito oltralpe. «Sono emigrato per trovare lavoro – ammette il ragazzo lariano – la Germania offre sicuramente più possibilità, se sei un concertista libero professionista. Soprattutto se ti occupi di musica antica e contemporanea».
Il musicista ha da poco pubblicato il suo ultimo disco, incidendo per “Brilliant Classics” tutte le sonate di Anton Eberl, esponente viennese sconosciuto ai più, ma artista di grande successo ai tempi di colleghi di grande fama internazionale come Mozart e Beethoven. Luca Quintavalle sta inoltre lavorando a ulteriori composizioni per clavicembalo scritte appositamente da autori italiani contemporanei, passando da Vacchi, Baboni, Schilingi, Montalti, Capogrosso a musiche già composte ma non incise di Solbiati, Fedele e Morricone.
«Per i teutonici il concerto rientra nella sfera culturale. Per noi italiani, invece, è pressoché un evento autonomo. In Germania la musica assume un significato diverso, è capillarmente diffusa in città, nei teatri di diverse dimensioni, nelle chiese. È infatti possibile che l’organista sia stipendiato da un convento o un luogo di culto. In Italia non ha questa valenza e questo tipo di compenso sarebbe inammissibile».