Da una parte la posizione della Nostra Famiglia, dall’altra quella dei sindacati che sono arrivati a scrivere all’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.
Al centro il contratto di lavoro per i dipendenti. Il percorso è iniziato lo scorso febbraio, ed è stato segnato da diverse fasi in cui non sono mancate le proteste anche nel comasco. Nei giorni scorsi c’è stato un ulteriore incontro tra le parti.
L’Associazione, che si occupa della cura e della riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva, conta 28 centri in sei regioni. Dodici le sedi in Lombardia, tra queste ci sono anche le strutture di Ponte Lambro e quelle cittadine di via Del Doss e via Zezio. Punto di riferimento di molti comaschi sono anche le sedi lecchesi di Bosisio Parini e Mandello del Lario.
Durante l’ultimo incontro l’Associazione ha presentato le sue proposte che prevedono due diverse tipologie di contratto. In una nota pubblicata sul sito si legge che: ai dipendenti (circa 400 in tutte le sedi presenti in Italia) che operano direttamente in attività di cura e di ricerca afferenti all’istituto scientifico “Eugenio Medea”, l’applicazione del contratto delle case di cura, mentre per altri 1.600 che operano nei centri di riabilitazione, nelle direzioni centrali e regionali viene confermato il contratto dei centri di riabilitazione “con il riconoscimento del 50%dell’importo corrispondente all’aumento retributivo”.
I sindacati Cgil, Cisl e Uil, hanno messo nero su bianco in una lettera – inviata appunto all’arcivescovo Delpini – i loro timori scaturiti dalle proposte avanzate. “In questo ultimo anno abbiamo continuato a sperare che la proprietà e la dirigenza riconoscessero il giusto contratto di lavoro e la giusta retribuzione – si legge nella missiva – se sceglieranno di dividere i lavoratori in due gruppi, mantenendo per i 400, che rimarranno afferenti all’istituto, il contratto della sanità privata e applicando a 1.600 quello dei centri di riabilitazione, le strutture dell’associazione perderanno terapisti, educatori che non potranno che andare altrove, come già sta accadendo”.
I sindacati in questi mesi hanno posto come vincolo il mantenimento del contratto della sanità privata per tutti.
La lettera si chiude con la richiesta di un incontro e di aiuto in questa delicata trattativa.