L’importante calo di fatturato, dovuto agli effetti del Covid, che ha colpito la Ratti, colosso del tessile comasco e internazionale non può che mettere in evidenza, una volta di più, le difficoltà che il tessuto produttivo sta attraversando.
Dopo il primo lockdown, l’economia si ritrova a dover fare i conti con un futuro sempre più incerto tra export congelato e una domanda interna paralizzata.
La necessità delle aziende di ripartire si lega, a doppio filo, alle sorti di migliaia di dipendenti. Il mondo del sindacato manifesta tutta la sua preoccupazione.
«Siamo nel pieno di una crisi dei consumi. La gente non si sposta, le fiere non si fanno, il mercato americano è chiuso – spiega Sandro Estelli, segretario generale Filctem Cgil Como – Intorno a noi la Francia è in lockdown e altre nazioni con le quali abbiamo rapporti stretti non sono messe bene. Se ci sarà una ripresa – aggiunge – lo potremo capire e vedere solo durante tutto il 2021, ovviamente sarà necessaria la regressione della pandemia. Sarà un anno decisivo in cui bisognerà fare di tutto per salvare le aziende comasche. Intanto alla fine di quest’anno si dovranno fare i conti per avere un quadro ancor più dettagliato dei danni subiti» chiude Estelli.
«Un comparto come il tessile, in crisi ben prima della pandemia non poteva che subire un ulteriore scossone negativo. Ma in questa seconda ondata il contraccolpo è devastante su tutta la realtà economica – spiega Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil del Lario – Settori come il turismo sono stati quasi azzerati, così come il comparto metalmeccanico. Sarà decisivo quanto accadrà sul fronte sanitario nei prossimi mesi e soprattutto evitare un lockdown totale».
«Sarà necessario trovare un nuovo modello di consumo – chiude Daniele Magon, segretario generale della Cisl dei Laghi. Ci si dovrà rendere conto che quando tutto sarà finito il mercato nel tessile, come quello di altri comparti, avrà caratteristiche del tutto nuove. Bisognerà capire come interpretare questa nuova realtà e poi investire».