Aumento dei pazienti Covid e reparti alle prese con le assenze degli operatori contagiati o in quarantena. L’ospedale Valduce chiude la pediatria, che registra accessi molto limitati, e dirotta il personale su altri settori in sofferenza. Resta comunque aperto il pronto soccorso pediatrico, che assicura l’assistenza in caso di urgenza.
Da giorni il presidio di via Dante è sotto pressione per l’aumento dei ricoveri Covid. A questo si aggiunge l’assenza per malattia di un importante numero di medici e operatori sanitari. “Abbiamo circa 70 operatori assenti per malattia – dice il direttore sanitario del Valduce Claudio Zanon – Abbiamo chiuso la pediatria, che ha pochi ricoveri per recuperare personale. In questi giorni siamo riusciti anche ad assumere 15 nuovi infermieri neolaureati. Stiamo facendo il possibile per non ritrovarci come a marzo ma ciascuno deve fare la propria parte”.
“La situazione è difficile ma teniamo duro per continuare a garantire l’assistenza a tutti i malati, Covid e non – dice ancora Zanon – Ripetiamo che chi ha pochi sintomi e può essere seguito a casa dal medico di famiglia è bene che lo faccia, ma in caso di peggioramento invece è importante andare tempestivamente al pronto soccorso. Questo anche per pazienti che hanno altre patologie, non vogliamo che accada come nella prima fase acuta dell’emergenza, ovvero che pazienti con problemi acuti diversi, in particolare problemi cardiaci, rischino conseguenze gravissime perché non vanno in ospedale”.
“Anche con meno letti a disposizione continuiamo a curare le altre patologie gravi – sottolinea Mariella Enoc, procuratrice speciale del Valduce – Dobbiamo stare attenti perché le persone muoiono anche per altre patologie. Bisogna essere lucidi, non farsi prendere dall’emozione. Ogni medico si prende le sue responsabilità e l’ospedale fa tutto quello che può e deve fare”.
“Non dobbiamo aumentare lo stato di pressione – aggiunge Enoc – Como nella prima fase è stata colpita e nella seconda anche. Ci sono pazienti che dovrebbero essere curati a domicilio ma se non sanno cosa fare arrivano in pronto soccorso. L’ospedale deve occuparsi della fase acuta, i medici di base e le strutture territoriali devono fare la loro parte. La situazione è difficile ma sotto controllo e più che creare panico dobbiamo dare tranquillità”.