La parola “lockdown” inizia a circolare nuovamente, e con insistenza. Alcuni virologi lo invocano, altri politici lo allontanano.
Ma con l’evoluzione dei contagi – specialmente in Lombardia – l’ipotesi di una nuova chiusura, magari più selettiva e non drastica come quella della prima ondata, appare più probabile.
Lunedì la Lombardia dovrebbe avere un quadro più preciso. Il governatore regionale Attilio Fontana incontrerà infatti i sindaci dei capoluoghi lombardi, con i quali confrontarsi sull’efficacia delle misure finora adottate e discutere di eventuali provvedimenti più restrittivi.
L’incontro è stato concordato da Fontana e dal comasco Mauro Guerra, presidente di Anci Lombardia. “Avevamo ipotizzato di vederci anche domenica, ma lunedì avremo a disposizione dati completi e analitici, fondamentali per valutare la situazione – spiega Guerra – sulla base di questi numeri, misureremo l’incidenza delle ultime misure assunte dal Governo e l’eventuale necessità di altri provvedimenti. Di sicuro bisogna rinforzare il sistema di tracciamento e ragionare sull’utilizzo dei tamponi rapidi”.
Nei giorni scorsi Walter Ricciardi, docente della Cattolica e consulente del ministero della Salute, aveva definito necessario un lockdown a Napoli e Milano. Ipotesi sulle prime battute respinta dal sindaco meneghino Beppe Sala, che oggi però appare più cauto. “In tanti chiedono che si faccia il lockdown, per come la vedo io il governo deve avere un ruolo importante. Non voglio scaricare tutte le responsabilità sul governo, ma il punto fondamentale è che si può chiudere, ma prima bisogna dire a chi subirà le chiusure come verrà aiutato. Questo è il punto di partenza”.
“Stiamo lavorando giorno e notte per evitare il lockdown non solo per Milano, ma a livello nazionale e ripeto che le cure a domicilio e i tamponi possono evitare le chiusure indiscriminate che per il Paese rischiano di essere la mazzata finale”, ha aggiunto il leader della Lega Matteo Salvini.