Como alle prese con le nuove limitazioni imposte dal decreto: provvedimenti tardivi secondo alcuni che con la chiusura alle 18 degli esercizi, vanno ad infierire ancora una volta sul già sofferente settore della ristorazione.
Intanto l’epidemia avanza e continua a preoccupare ma il rispetto delle enorme igienico sanitarie permette ai più di volgere uno sguardo fiducioso verso il futuro.
“Queste restrizioni sono un po’ esagerate, perché alle sei secondo me non ha senso chiudere”, commenta una signora incontrata tra le vie del centro.
“Penso che stiamo ammazzando la città di Como -rincara la dose un imprenditore-: questi contagi ci possono essere anche di giorno, non soltanto la sera, credo sia ridicolo chiudere i locali ad un determinato orario e chiudere in casa la gente. Non penso sia corretto nei confronti di chi ha dei dipendenti, ha fatto delle spese, ed ha fatto adeguamenti che sono stati richiesti, anch’io stavo prendendo un locale ma poi ho desistito perché non è possibile andare avanti così; dall’esterno queste cose non si capiscono, bisogna essere proprietari per capire cosa stanno passando”.
“Bisognava farli prima” aggiunge un altro passante.
Alla sua voce si affianca quella di una professionista: “Penso che ci avrebbero dovuto pensare prima, perché la gente in difficoltà è tanta. Io mi occupo di diritto bancario e tributario, giro per le aziende e son tutti disperati, un po’ di prevenzione prima sarebbe stata più utile, piuttosto che trovarci adesso a dover scendere in piazza a far valere quei diritti che andavano difesi prima. Siamo tutti un po’ scoraggiati. Mi preoccupa la violenza che vede in giro -conclude la donna-: se prima la gente aveva paura adesso è molto arrabbiata, e di solito questo non porta a nulla di buono.