Accelera il contagio nella vicini Confederazione e la notizia di un documento nel quale vengono definiti dei paletti d’accesso alla rianimazione in caso di sovraffollamento nelle terapie intensive fa discutere.
Il protocollo denominato: “Triage dei trattamenti di medicina intensiva in caso di scarsità di risorse”, elaborato dall’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva e in vigore dal 20 marzo –ma non sarebbe mai stato applicato-, presenta le tipologie dei pazienti cui non verrebbe garantita la rianimazione cardiopolmonare e l’accesso ai letti di terapia intensiva nel caso che la pandemia peggiorasse al punto da rendere necessaria una selezione, per scarsità di posti letto.
Nel documento, come riporta La Stampa, vengono elencati i criteri di selezione tra chi curare o meno: fuori dal reparto resterebbero i malati di età superiore a 85 anni, di età superiore a 75 anni accompagnata da almeno uno dei seguenti criteri: cirrosi epatica, insufficienza renale cronica e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi. Mentre nel caso di una situazione con letti in terapia intensiva disponibili ma risorse limitate, i criteri sono ulteriormente stringenti: “Arresto cardiocircolatorio ricorrente, malattia oncologica con aspettativa di vita inferiore a 12 mesi, demenza grave, insufficienza cardiaca, malattia degenerativa allo stadio finale”.
In Svizzera, i letti nelle terapie intensive sarebbero 1’600 e potrebbero essere aumentati a 2’000. Al momento, sono invece 586 i pazienti ricoverati a causa del Covid-19, di cui 97 in terapia intensiva e 29 intubati.
L’applicazione del protocollo avverrebbe solo in una situazione di crisi estrema, ben lontana dallo scenario attuale.