Il decreto del 18 ottobre mette in profonda crisi il settore dei congressi e degli eventi: un comparto capace di generare in Italia un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul prodotto interno lordo di 36,2 miliardi di euro/anno e che impiega 569 mila addetti.
Il nuovo stop imposto dal governo avrà ripercussioni gravissime anche sul nostro territorio, dove rappresenta un traino fondamentale per il turismo, in particolare in bassa stagione, sottolinea Confcommercio Como, e riveste un peso importantissimo per le città coinvolgendo tutta la filiera: non solo alberghi e centri congressi, ma anche agenzie organizzatrici, aziende di trasporti, società di catering e di servizi tecnici, oltre a ristoranti e attività locali.
“Gli alberghi e tutta la filiera hanno investito in sistemi di sanificazione – spiega il presidente degli albergatori della Confederazione delle imprese comasche Roberto Cassani -, si sono dotati e applicano protocolli di sicurezza molto rigidi; prevedere che in una location sia possibile svolgere attività di spettacolo, fieristica, o una manifestazione sportiva in presenza di pubblico ma non un’attività convegnistica appare incomprensibile e certamente discriminatorio”. “La chiusura dei congressi mette in definitivo lockdown un settore che oggi ha già cancellato più della metà degli eventi previsti per il 2020 – evidenzia il direttore di Confcommercio Como Graziano Monetti – e che, privato della possibilità di programmazione, non ha con tutta probabilità nessuna possibilità di lavorare anche nel 2021”.