Un secondo lockdown in concomitanza con dicembre e le feste di Natale fa paura anche dal punto di vista economico. Le parole del virologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, che ha messo in guardia sui rischi della nuova fase dell’epidemia, prevedendo una possibile serrata proprio nel periodo delle festività, stanno già preoccupando e non poco chi in quel periodo lavora e – in tempi normali – registra i risultati migliori dell’anno. Ma sono soprattutto i numeri quotidiani dei nuovi positivi ad allarmare le categorie. Dai bar ai ristoranti, dai negozi agli ambulanti del mercato, il timore si sta facendo concreto. «Abbiamo già perso la fiera di Pasqua – spiega Roberto Benelli, presidente della Fiva (Federazione venditori ambulanti) di Confcommercio – l’estate è svanita al sole con i turisti che non si sono visti e, se si dovesse realizzare anche questa evenienza, sarebbe un durissimo colpo. Spero si tratti di una considerazione forse affrettata».
Dopo le parole del virologo, sui social – in particolare – si sono scatenate le reazioni di quanti vedono prematuro e allarmistico un simile atteggiamento. «Sentiamo quotidianamente gestori di bar e ristoranti preoccupati per la situazione e queste dichiarazioni sul Natale non possono che rendere ancor più instabile uno scenario che a fatica sta cercando di stabilizzarsi – dice Carlo Tafuni, funzionario di Confcommercio attento ai settori legati ai pubblici esercizi – Bisogna dunque stare attenti a quando si fanno certe previsioni». Nel dibattito interviene anche Marco Cassina, presidente di Federmoda di Confcommercio Como. «Memori del precedente lockdown e delle misure stringenti adottate in Italia, la possibilità di una nuova chiusura ci spaventa – commenta – ma che accada a dicembre, durante le vacanze di Natale, o a novembre (diventato ormai un mese importante per gli acquisti) poco cambia per noi. Oggi come oggi non è pensabile un nuovo momento di chiusura, sarebbe una catastrofe economica. Molti di noi – sottolinea – ancora non si sono ripresi dai mesi scorsi, un secondo blocco sarebbe un duro colpo da incassare. E mi permetto di dire – conclude Cassina – che anche l’ipotesi di una chiusura della Regione per il territorio di Como sarebbe una mazzata»
Anche Claudio Casartelli, presidente di Confesercenti Como è molto netto dopo le parole del virologo. «Così non si fa che aumentare la paura che inevitabilmente porta a situazioni che saranno ingestibili – dice infine – Ci vorrebbe maggior cautela visto anche il livello di preparazione che ormai è stato raggiunto nell’affrontare l’epidemia».