L’infinito cantiere delle paratie di Como è stato avviato nel 2008. Tra scandali, rinvii, interruzioni, inchieste, fallimenti e promesse, i primi risultati dovrebbero vedersi – si spera – a giugno 2022, dopo 14 anni e 30 milioni di euro spesi.
L’opera nasce dai finanziamenti della legge Valtellina per la protezione dal rischio idrogeologico, e negli anni si sono levate numerose voci critiche sull’utilità, o sull’inutilità delle paratie, in particolare quella dei Verdi e di altri esponenti ambientalisti.
“Lo sfondamento anche delle paratie mobili, dopo il superamento del livello di 160 centimetri, dimostra ancora una volta l’inutilità di quest’opera dannosa e costosissima, che non garantisce i livelli protezione – commenta Elisabetta Patelli, presidente onorario dei Verdi della Lombardia – Inoltre le paratie sono una risposta sciocca e miope. La risposta vera e intelligente è la gestione integrata delle acque di bacino, che metta fine al caos delle concessioni alpine e gestisca le acque del lago con lungimiranza, nell’interesse pubblico”.
Di parere opposto, sull’utilità delle paratie, è l’assessore agli Enti locali della Lombardia Massimo Sertori. Il cantiere delle paratie, inizialmente gestito dal Comune di Como, è ora in mano al Pirellone.
“I cambiamenti climatici ci hanno abituato a forti precipitazioni – dice Sertori – Durante questo weekend di maltempo ci sono stati fenomeni di esondazione del lago di Como e di rigurgito delle acque provenienti dalla città al punto che si è reso necessario posizionare all’altezza di piazza Cavour dei dispositivi di contenimento. Grazie alla realizzazione di un’opera strutturale e permanente come le paratie, entrambi i problemi idraulici in futuro verranno risolti, scongiurando danni importanti alle attività e alla cittadinanza”.
Il progetto di Como prevede infatti sia delle paratie manuali da installare all’occorrenza, sia due vasche di raccolta delle acque.
Ora non resta che completarlo, passo che – dopo 12 anni di promesse e illusioni – sembra tutt’altro che scontato.