Il progetto delle paratie aleggia su Como da trent’anni e dal 2008 il lungolago è ostaggio di un cantiere infinito, con un investimento che supera già i 30 milioni di euro. In attesa del “Piccolo Mose” lariano, a sorpresa oggi sul lungolago è stato sperimentato l’uso di barriere mobili che dovrebbero bloccare l’acqua ma anche i detriti che si prevede si riverseranno nel primo bacino.
Le barriere sono state recentemente acquistate dalla protezione civile provinciale e fino ad oggi non erano mai state sperimentate se non per test e simulazioni di intervento. Alle barriere di Villa Saporiti si sono aggiunge anche quelle messe a disposizione dal Comune di Monza, che ha portato nel capoluogo le paratie mobili di cui la città brianzola si è dotata per proteggersi dalle esondazioni del Lambro. Nessuna certezza sull’effettiva efficacia delle barriere, che dipenderà in gran parte dal livello che raggiungerà l’acqua.
La speranza, con le barriere mobili, è quella di poter evitare, una volta che il livello dell’acqua tornerà a scendere, la chiusura totale del lungolago. Il transito anche solo parziale dei veicoli permetterebbe di ridurre le conseguenze sul traffico. Difficile però fare previsioni, trattandosi appunto di un sistema mai sperimentato prima. Lo stesso sindaco è apparso molto prudente, trattandosi di un esperimento e per il timore anche della fuoriuscita dell’acqua dai tombini in piazza Cavour.