A Venezia, oggi, per la prima volta le paratie del Mose (nella foto, sotto) hanno difeso piazza San Marco e il resto della città dall’acqua alta.
Non che i veneziani abbiano da organizzare grandi feste, sia chiaro: il cantiere del Mose, per anni, è stato simbolo dell’opera pubblica costosa e incompiuta. La prima pietra era stata posata nel 2003 (dopo decenni di progettazioni e iter burocratici), e il gigantesco sistema di protezione di Venezia dall’acqua alta è costato nel complesso quasi 6 miliardi di euro. Ma ora il Mose è completo e funziona. Questa mattina alle 6 le paratoie si sono alzate in poco più di un’ora e piazza San Marco è rimasta all’asciutto. “Un miracolo in ritardo”, sussurravano i veneziani.
Un miracolo che i comaschi, ancora, non hanno visto. Dal 2008 – data di avvio del cantiere – ad oggi, hanno visto solamente operai e transenne sul lungolago. Il progetto per le paratie antiesondazione, più volte definite il “piccolo Mose” di Como, nasce dai finanziamenti della legge Valtellina per la difesa dal rischio idrogeologico. Tra interruzioni dei lavori, errori, cambi di amministrazioni e inchieste della magistratura, il cantiere non è stato ancora completato. E non lo sarà, nella migliore delle ipotesi, prima di giugno 2022. Con costi complessivi stimati non lontani dai 30 milioni di euro.
Se fino ad oggi la definizione di “piccolo Mose” calzava a pennello sulle paratie antiesondazione di Como, sia per la natura sia per il carattere incompiuto dell’opera, d’ora in poi non sarà così. Perché pur in ritardo e con costi alti, ma il Mose è stato completato. Le paratie di Como no.