Caccia al vaccino antinfluenzale, atteso per l’inizio di ottobre come auspicato dal ministero della Salute, la campagna vaccinale non è ancora iniziata e difficilmente le dosi verranno somministrate prima della fine del mese, a dispetto dell’aumento delle richieste dettate anche dalla pandemia da coronavirus.
Una situazione che sta spingendo molti italiani –tra cui tanti comaschi- ad attraversare il vicino confine con la Svizzera e a richiedere il vaccino in Canton Ticino.
Una domanda elevata cha ha spinto il Dipartimento della sanità e della socialità ad inviare una circolare a tutte le farmacie ticinesi –già alle prese con il boom di prenotazioni interne- che impedisce di vendere il vaccino agli italiani.
Il documento chiarisce che le dosi che verranno distribuite, pari a 1.250.000, sono destinate alle persone fragili e ai gruppi a rischio, mentre è attesa una seconda fornitura a fine novembre destinata alle persone in buona salute.
Nella circolare viene indicato chiaramente l’elenco di priorità da osservare nella distribuzione del vaccino antinfluenzale, e conclude indicando come “le ricette di medici stranieri non sono ritenute valide”, una sorta di ‘prima i nostri” nel combattere l’influenza stagionale.
In Lombardia, così come nel resto dell’Italia, restano i ritardi sulle vaccinazioni antinfluenzali: “Sono assolutamente preoccupato e anche allibito da quanto sta succedendo, -commenta il presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Como, Giuseppe De Filippis- non è una novità che all’approssimarsi dell’inverno possa arrivare un’epidemia influenzale, e con la pandemia è ancora più importante avere la disponibilità dei vaccini, anche per fare una diagnosi tempestiva all’insorgere dei primi sintomi.
Oltre i 65 anni è già prevista la vaccinazione da parte del medico di base, ma per quanto riguarda la popolazione più esposta -come i lavoratori e quanti frequentano ad esempio i trasporti pubblici- è necessario che possa vaccinarsi il più possibile.
Le Regioni hanno prenotato circa 17milioni di vaccini, -spiega De Filippis- ma per le farmacie le dosi sono solo 200/250 mila, cioè 12 dosi per ogni farmacia italiana, che è un numero assolutamente insufficiente.
C’è da augurarsi, -conclude il presidente comasco- che il ministero in qualche modo possa adoperarsi il più velocemente possibile per risolvere questo problema, a poche settimane dall’inizio della campagna antinfluenzale non è possibile che si sia ancora in questa situazione”.