“Troppo tardi per il rilancio di Forza Italia”, parola di Alessandro Fermi, presidente del consiglio regionale e da anni leader comasco del partito fondato da Silvio Berlusconi.
Da tempo, la sua voce si è fatta molto critica nei confronti del gruppo dirigente nazionale azzurro. Pochi mesi fa, dopo un incontro al Pirellone con Matteo Salvini, c’era chi dava per imminente il suo passaggio alla Lega. Cosa, al momento, non vera. Intanto però il risultato elettorale di domenica e lunedì scorsi non aiuta a immaginare un futuro roseo.
«Premetto che i dati amministrativi e regionali sono sempre difficili da leggere, le liste dei governatori e le civiche non permettono di fare raffronti con il voto politico – ha detto Fermi al Corriere di Como – Tuttavia, sembra chiaro a tutti che Forza Italia, e non lo scopriamo oggi, ha perso forza propulsiva e capacità di catalizzare il suo elettorato».
Un elettorato, sottolinea il presidente del consiglio regionale, «che fa fatica a capire la linea del partito e spesso si rifugia nell’astensione». Fermi definisce questi cittadini «liberali, moderati» e li colloca al centro di uno scenario di cui Forza Italia non «sa più cogliere l’essenza».
Paolo Romani, storico collaboratore di Silvio Berlusconi e oggi senatore del gruppo misto, ha detto in un’intervista: «Forza Italia dimezza i voti a ogni elezione». Auspicando la creazione di un «nuovo centro». Una prospettiva che convince Fermi soltanto in parte. «Sarebbe utile perché porterebbe nella politica italiana una “visione” diversa rispetto a posizioni più radicali. L’attuale composizione politica del centrodestra è monca, in questa fase, di una componente moderata. Ma la Lega potrebbe allargare il suo campo d’azione». Non necessariamente, quindi, serve un nuovo partito. «Con il proporzionale un partito di centro potrebbe essere utile e determinante – dice ancora Fermi – ma non è il mio modello. Capisco che potrebbe fare gola a qualcuno».
A questo punto quindi cosa fare? «Un anno fa avevo auspicato in maniera forte un tentativo di rilancio di Forza Italia attraverso un sistema dal basso, magari con le primarie. Ma non è cambiato nulla. Il dato elettorale di questa tornata non ha stupito nessuno. Non abbiamo cambiato la rotta – ha concluso – e il rammarico è doppio. Quadri e classe dirigente sul territorio sono forti ma la china sembra inarrestabile».