Era stato denunciato a piede libero per lesioni. Ora, invece è stato portato in carcere dai carabinieri con un’accusa decisamente più pesante: tentato omicidio aggravato da futili motivi.
I fatti risalgono alla sera del 16 agosto. A Carbonate, in provincia di Como, un senegalese era stato ferito con una coltellata all’addome al culmine di un litigio.
Per quell’aggressione era stato denunciato un connazionale, Kebe Mbaye: lo stesso senegalese 33enne che, ora, si torva al carcere del Bassone con l’accusa di tentato omicidio.
Secondo quanto raccontato dal padre della vittima, i due uomini hanno iniziato a discutere animatamente, al punto da non poter essere separati. Il padre si è allontanato per chiedere aiuto, e al ritorno ha trovato il personale del 118 che medicava la coltellata al fianco del figlio. I carabinieri hanno individuato su un muretto poco distante dal luogo del fatto il presunto responsabile e il coltello sporco di sangue.
L’uomo si era poi presentato in tribunale per essere ascoltato dal pm, e aveva riferito di aver mosso il coltello per difendersi dall’aggressione del cugino, e di non aver avuto intenzione di colpire. Nelle scorse ore, come detto, il quadro giudiziario è cambiato, con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere da parte dei carabinieri di Mozzate e il trasporto del senegalese al Bassone. “Al di là dello stupore di una modifica dell’imputazione da lesioni a tentato omicidio, appare piuttosto atipica l’adozione di una misura coercitiva dopo molto tempo dal fatto e dopo un atteggiamento assolutamente collaborativo del mio assistito – è il commento dell’avvocato Davide Arcellaschi, difensore del senegalese 33enne – Se non vi erano le esigenze cautelari nell’immediatezza del fatto come è possibile che siano emerse dopo, considerando che nulla è cambiato? Mi riservo ovviamente di leggere l’ordinanza del gip e di valutare un possibile riesame. A mio giudizio, si è trattata di una legittima difesa da una violenta aggressione subita che ricordiamolo ha portato alla frattura della gamba del mio assistito”.