Quattordicimila posti a sedere, tutti coperti, 800 posti auto sotto il campo da gioco, un’area commerciale di 9mila metri quadrati, un’area ristorazione di 2mila metri quadrati, un centro fitness di 1.400 metri quadrati e un albergo in un’area di altri 4mila metri quadrati: sono alcuni dei numeri che caratterizzano il progetto dello stadio Sinigaglia presentato da Yard, società che sta lavorando anche al nuovo “Meazza”, e svelato oggi in esclusiva dal “Corriere di Como”. L’idea di fondo è quella della “rigenerazione urbanistica a connotazione sportiva” di un comparto strategico, l’area a lago di Como.
Dal disegno del futuro Sinigaglia emergono alcuni particolari: attorno al terreno si apre una pista, probabilmente una ciclabile, che richiama la storia dello stadio lariano, nato come velodromo. Un altro elemento sorprendente riguarda l’abbattimento del settore “distinti” e la sua notevole riduzione. Inoltre, con gli 800 posti auto interrati, il Comune potrebbe decidere di eliminare totalmente i 250 posti a raso oggi seminati tra le vie adiacenti al Sinigaglia. La cittadella razionalista in questo modo potrebbe trovare una ricomposizione “pedonale” e diventare un percorso unico.
E’ facile supporre che Yard, assieme al progetto, abbia sviluppato pure un piano di sostenibilità finanziaria e sia in grado di trovare anche i partner necessari a completare il disegno. Se questo è vero, ci si chiede come mai il Como non ne approfitti. Servirebbe chiarezza da parte dell’amministratore delegato degli azzurri, Michael Gandler, il quale continua a insistere sulla sostituzione del manto erboso con uno sintetico, ma poche settimane fa ha dichiarato al “Corriere di Como” di “puntare a un progetto di rivitalizzazione per creare un quartiere nuovo”. Sicuramente per i comaschi sarebbe meglio avere uno stadio nuovo e un quartiere rinato piuttosto che un campo sintetico e uno stadio che cade a pezzi. Tutto però è affidato a una politica sin qui affogata nei dubbi.