Dai progetti faraonici che ciclicamente tornano e fanno sognare i comaschi alla realtà dei fatti: una zona che, nella migliore delle ipotesi, è considerata un parcheggio economico dove lasciare l’auto tutto il giorno per chi lavora in centro, mentre nella peggiore un’area frequentata da sbandati e incivili. Stadio, giardini, monumenti, una parte strategica della città con un enorme potenziale, che in campagna elettorale torna sotto i riflettori ma che all’occhio dei comaschi è immobile. Nel dibattitto aperto in questi giorni dall’accordo tra Comune e Como 1907 sulla convenzione di 12 anni, i rispettivi uffici sono al lavoro per chiudere entro pochi giorni, è entrata la politica con le opposizioni che parlano di mancata visione dell’amministrazione. A intervenire è anche uno sconfortato Attilio Terragni, architetto e ingegnere, pronipote di Giuseppe Terragni, maestro dell’architettura razionalista.
«Di spostare lo stadio, di progetti e soluzioni rimasti sulla carta per la zona a lago, impianto sportivo compreso, sento parlare da sempre – ha precisato – Posso dire che la misura è colma».
«E’ forse giunta l’ora che i comaschi abbassino la cresta, non sognino più la normalità – dice – Siamo una realtà di periferia, punto. Chiudiamo qui la questione stadio, e più in generale il problema dell’urbanistica. Non siamo all’altezza di affrontarlo. Ormai sono senza speranza, e anche senza parole a volte. Esco dall’Archivio Terragni che ha sede al Novocomum di Giuseppe Terragni, giusto di fronte allo stadio Sinigaglia percorro a piedi il tratto che porta fino alla Canottieri. Attraverso la terra di nessuno – precisa ancora – abbandonata in mezzo allo schifo di erbacce e degrado. Io penso che anche gli architetti e gli urbanisti della generazione di mio padre erano già d’accordo e giunti alla conclusione che occorre spostare lo stadio e valorizzare tutta l’area. Si è fatto qualcosa? È lì da vedere. Chiudiamola qui – conclude Terragni rassegnato – Arrendiamoci, a non poter cambiare».
L’intervista integrale a Terragni domani sulle pagine del Corriere di Como.