Un assessorato di peso, delicatissimo, che rimane senza una guida. Mentre Forza Italia tiene ancora “in ostaggio” il sindaco, la città attende di capire a chi andranno deleghe, a dir poco decisive per il futuro, come Mobilità e Lavori Pubblici.
Era il 26 giugno, esattamente due settimane fa, quando uno degli assessori chiave della giunta guidata da Mario Landriscina, rassegnava le dimissioni. Sono passati 14 giorni dall’addio – ufficialmente per motivi personali – di Vincenzo Bella.
Ma ad oggi il suo lavoro non è passato agli altri assessori come annunciato in un primo momento, tutto è nelle mani del primo cittadino, che ha deciso di rimanere in attesa delle proposte da parte del gruppo consiliare azzurro. Mentre i cittadini attendono, per il momento invano, risposte concrete.
Per semplificare, le competenze che finiranno sulla scrivania del successore di Bella vanno dalla buca in strada alla gara per il viadotto dei Lavatoi, dal compendio sportivo (palazzetto e piscina) di Muggiò, all’edilizia scolastica.
Insomma i problemi non mancano: si spazia dalle piccole manutenzioni a questioni calde che non possono aspettare oltre.
Il rientro del partito di Berlusconi nell’esecutivo, è stato detto, è subordinato all’ingresso in giunta di due esponenti, uno andrebbe, appunto, ai Lavori Pubblici e l’altro, con ogni probabilità, alla Cultura.
Ad oggi tanti i rumors, ma nessuna rosa di candidati è stata presentata a Landriscina che dunque aspetta. “Posso immaginare che sia questione di pochi giorni ormai – ha detto il sindaco – non sto prendendo in considerazione altre opzioni perché stanno lavorando a una proposta da sottopormi. Intanto ho deciso di non distribuire le deleghe agli altri assessori – chiarisce – per non far fare un doppio lavoro agli uffici e perché confido in tempi sostenibili”.
Una sfida impegnativa – per stessa ammissione di Landriscina – quella del nuovo assessore. Un incarico già di per sé delicato da portare avanti in un contesto non facile come quello post-covid.
La città, nel frattempo, rimane ferma. Ostaggio di un problema di poltrone al quale il sindaco non può, non riesce (o non vuole) sottrarsi.