Erbacce alte e alberi talmente folti da coprire parzialmente anche i cartelli stradali o la segnaletica per le fermate dei bus. Accade in diverse strade comasche molto battute, come la Lariana o la statale per Lecco, la cui manutenzione è di competenza della Provincia di Como. “Un problema che si ripete regolarmente ogni anno”, commenta il numero uno di Villa Saporiti, Fiorenzo Bongiasca. In alcuni casi, la folta vegetazione rende difficoltoso anche il passaggio dei pedoni sui marciapiedi e invade le pensiline delle fermate degli autobus. Le situazioni più pericolose per la viabilità vanno a crearsi quando il fogliame arriva a coprire la segnaletica verticale. All’imbocco della Lariana dal Comune di Como, ad esempio, risulta parzialmente oscurato il cartello che indica il limite dei 70 chilometri orari.
“Prima dei tagli imposti alle Province – spiega Bongiasca – avevamo 80 cantonieri. Adesso sono 30, ma attualmente ne stanno lavorando soltanto 20. Non riusciamo a coprire l’intero territorio. Per questo abbiamo un appalto con una ditta esterna che si sta occupando degli sfalci e che si trova già al lavoro in altre aree. In alcuni casi, comunque, i tratti boschivi possono essere di competenza dei privati. Verificheremo le situazioni potenzialmente più pericolose”. Si tratterebbe dunque di un problema di risorse. “Sia umane che economiche – sottolinea il presidente – Abbiamo stimato che per coprire i 600 chilometri di strade della Provincia di Como servirebbero 4 milioni di euro”.
Il problema della vegetazione selvaggia riguarda anche il capoluogo, con parchetti incolti, erbacce alte che lambiscono strade e marciapiedi e piante che rendono ancor più degradate aree abbandonate come quella della ex Ticosa. Da via Bixio a via Bellinzona, fino a via per Brunate e a Civiglio, in alcuni punti gli alberi sono talmente proiettati verso la carreggiata da sfiorare le macchine di passaggio. “Stiamo progressivamente procedendo alla manutenzione ordinaria del verde. – spiega l’assessore ad Ambiente, Parchi e Giardini, Marco Galli – Era tutto ovviamente programmato da tempo, ma con il lockdown dobbiamo scontare un ritardo di 40 giorni”.