«Eventi planetari come le Olimpiadi sono stati rinviati, l’unico appuntamento che invece tiene sempre banco, nonostante la pandemia, sono i mercatini di Natale, la cosiddetta “Città dei Balocchi”. Forse uno stop sarebbe servito anche per ripensare la manifestazione e ovviamente il relativo bando».
Entra a gamba tesa nel dibattito e non usa certo giri di parole l’ex assessore e oggi consigliere comunale di Civitas Bruno Magatti, dopo la pubblicazione da parte del comune di Como dei documenti della gara di concessione. Tra i requisiti – vale la pena ricordarlo – spiccano l’ «aver eseguito, con esito positivo, nell’ultimo triennio due servizi analoghi a quello della presente procedura per enti pubblici o privati, ciascuno della durata di almeno 40 giorni e per un valore del singolo servizio annuo non inferiore a un milione di euro».
Condizioni precise che sembrano cucite su misura, per chi già in passato si è occupato dell’organizzazione. Ma oltre ad aspetti squisitamente tecnici, ciò che più allarma Bruno Magatti è il tema Covid-19 che è quasi totalmente assente dal capitolato d’appalto. «Questo è sicuramente l’aspetto più critico – aggiunge il consigliere – e lo è per diverse ragioni. Innanzitutto, come ormai confermato dagli esperti, in autunno è previsto o comunque è possibile un ritorno del virus». Come se ciò non bastasse – aggiunge – «sempre in autunno e poi nel periodo natalizio questa eventuale recrudescenza del Covid-19 potrebbe andare a mischiarsi e confondersi anche con le classiche patologie della stagione, rendendo magari più complessa l’identificazione dei malati. Organizzare un appuntamento che attira così tante persone con questi presupposti è rischioso» – sottolinea Magatti – che riflette anche su altre due questioni. «A prescindere dai soggetti coinvolti, che ovviamente nel corso degli anni si sono costruiti una solida esperienza, mi sembra che si sia persa un’occasione importante per creare un documento capace di attirarne altri». Infine il traffico: «Anche in questo caso – conclude – mi sembra non ci sia nulla di veramente nuovo per cercare di arginare il problema mobilità».