Nessun riferimento alla pandemia e un bando per l’affidamento della kermesse natalizia di Como che fa presumere che poco o nulla cambierà nell’organizzazione. A partire dal concessionario. Il 19 giugno scorso, il dirigente del settore Commercio Giuseppe Ragadali ha firmato la «determinazione a contrarre per l’affidamento in concessione» dell’evento.
All’albo pretorio sono stati pubblicati tutti i documenti di gara. «Considerata la complessità della concessione – si legge nella determina – i soggetti offerenti dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti di capacità tecnica» e quindi «aver eseguito, con esito positivo, nell’ultimo triennio due servizi analoghi a quello della presente procedura per enti pubblici o privati, ciascuno della durata di almeno 40 giorni e per un valore del singolo servizio annuo non inferiore a un milione di euro».
In pratica, chiunque volesse partecipare alla gara dovrebbe aver organizzato la Città dei Balocchi – o qualcosa di «analogo» almeno due volte negli ultimi tre anni. Ora, al momento è difficile dire quante siano le manifestazioni in Italia – pubbliche o private – che a Natale durino almeno 40 giorni e abbiano un «valore del singolo servizio non inferiore al milione». Sarebbe da chiarire.
Perché diversamente, l’abito cucito dal Comune di Como sembra su misura.
La clausola, peraltro, è talmente specifica che potrebbe dare il fianco a possibili ricorsi da parte di imprese che, pur avendo le competenze necessarie, non potranno partecipare alla gara.
Chi vincerà il bando si aggiudicherà comunque un contratto biennale e dovrà organizzare le manifestazioni natalizie del capoluogo nel 2020 e nel 2021. Leggendo i vari documenti che compongono l’incartamento della gara, emerge un altro elemento: la quasi totale assenza del “problema” Covid dal capitolato d’appalto.
In pratica, se si eccettua l’esenzione parziale della tassa di occupazione del suolo pubblico (il 50%, ma solo per il primo anno), è come se la pandemia non esistesse o non fosse mai esistita. Secondo l’assessore al Commercio Marco Butti, le eventuali prescrizioni saranno «decise all’interno del piano di sicurezza».
E in ogni caso, nella parte del capitolato relativa alla sezione commerciale, si chiede al concessionario unicamente di «prevedere la distanza minima» tra le casette. Mentre nella parte relativa all’osservanza delle norme in materia di lavoro si dice che gli organizzatori sono obbligati «ad osservare integralmente le prescrizioni e le misure di contenimento nei luoghi di lavoro». Una formulazione evidentemente tratta dalla attuale normativa anti-Covid ma del tutto incongruente in un bando di gara. Perché è chiaro che in presenza di un contagio, o di un rischio di contagio, molto difficilmente la manifestazione avrebbe luogo. Senza contare poi che proteggere chi lavora è senz’altro indispensabile, ma a Natale girano per strada migliaia di persone.