Sulla linea ferroviaria Como-Lecco viaggia il futuro di un intero territorio: ne è convinta Legambiente, che ne chiede la completa riapertura. Sulla tratta sono state eliminate 13 corse sulle 23 normali con solo due corse al mattino e un “buco di servizio” di sei ore. “La linea – si legge in una nota firmata dai presidenti dei Circoli di Legambiente di Como, Cantù, Erba, Lecco, Lario orientale e Primalpe – attraversa una delle zone più intasate di traffico e con enormi difficoltà di collegamento sia ai servizi essenziali che ai luoghi di lavoro. La Como-Lecco ha visto investimenti recenti per il rinnovo dei binari sino a Molteno e fra poco potrà trovare, nell’unificazione delle stazioni a Como Camerlata, il punto ideale di interscambio con il Sistema Ferroviario Lombardo e il sistema della nuova Trasversale Ferroviaria Alpina”. Legambiente chiede dunque un impegno della politica locale e della Regione Lombardia su questo tema.
L’associazione, con riferimento più ampio alla gestione del trasporto ferroviario da parte di Trenord, ricorda “una media di 100 soppressioni di corse al giorno dal 2017; l’incapacità di garantire un servizio come quello del trasporto bici, essenziale dopo il periodo più duro della pandemia; il disinteresse verso la riapertura del traffico ferroviario con la Confederazione Elvetica, per garantire i flussi dei frontalieri; l’indifferenza per le mancate coincidenze nel punto di interscambio di Molteno con i treni della linea S7”.
“La Como Lecco – proseguono gli esponenti di Legambiente – può essere il nuovo asse di infrastrutturazione per un intero territorio. Basti pensare alle occasioni offerte dal turismo di prossimità, da una economia circolare che trovi i suoi collegamenti lungo la linea, alla soddisfazione delle giuste richieste di un pendolarismo necessario per l’economia, al collegamento dei poli dell’istruzione”. “Non perdiamo questa occasione”, è l’invito di Legambiente alle istituzioni, “per garantire un futuro sostenibile ad un territorio che senza un adeguato supporto infrastrutturale non riuscirà a essere competitivo sia a livello economico che culturale”.