Covid-19, da inizio emergenza quasi mille pazienti al Sant’Anna, il dato è aggiornato a ieri e accompagna le parole del primario di Malattie Infettive, Luigi Pusterla.
“L’unica cosa certa al momento è che il virus provoca un’infezione ad elevata contagiosità, che nella gran parte dei casi si risolve con una sintomatologia lieve o moderata ma in una percentuale di casi non trascurabile provoca una vera e propria sindrome da Covid-19 che coinvolge tutto l’organismo”. Dice il primario di Malattie Infettive, reparto che fin dall’inizio dell’emergenza è stato inserito nella rete regionale per la gestione e il ricovero dei casi di Coronavirus. All’ospedale Sant’Anna Pusterla lavora dal 1992 quando la pandemia aveva il nome di Aids. “E mai avrei immaginato di dover assistere ad una seconda pandemia di tali proporzioni” spiega.
“Personalmente ritrovo in questa sindrome molte somiglianze con l’Hiv. Come allora ci si trova a cercare di rispondere ad alcune domande come quali sono le possibilità di guarire? quale è la mia prognosi?” precisa il medico.
Ad oggi – è noto – non ci sono ancora certezze sulla terapia. E per il futuro: “Dovremo imparare a convivere con mascherine, distanziamento sociale, lavaggio quasi ossessivo delle mani. Soprattutto non potremo abbassare la guardia perché è importante ricordare che per diversi mesi il virus sarà in circolazione” conclude lo specialista.
Pusterla è uno dei componenti dell’unità di crisi istituita a marzo dalla direzione generale. Tale unità ha definito, in particolare, le diverse tappe della riorganizzazione ospedaliera che, in brevissimo tempo hanno portato a destinare al trattamento dei pazienti 413 posti letto di cui 46 in terapia intensiva. Complessivamente al 19 maggio sono 993 i pazienti che sono stati assistiti all’ospedale Sant’Anna, di cui 849 della provincia di Como. Attualmente sono 121 i ricoverati nei reparti Covid dell’Asst.