Dalla protesta simbolica in fascia tricolore davanti al valico della Valmara, fino a una lettera, inviata nelle scorse ore al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. I sindaci della Valle Intelvi non ci stanno a subire quella che loro stessi definiscono “l’ennesima umiliazione”. All’inizio della settimana, la Svizzera ha riaperto altri tre valichi comaschi, mentre quello della Valmara, dal quale passano quotidianamente gli oltre 1.200 frontalieri della Valle, resta tuttora chiuso. “Questo sta creando seri disagi, – scrive nella lettera a Conte, a nome di tutti i sindaci della zona, il presidente della Comunità Montana Lario Intelvese Ferruccio Rigola – costringendo i lavoratori ad un percorso alternativo più lungo, oltre ad estenuanti code, estendendo di almeno un’ora i tempi per raggiungere le frontiere più vicine per recarsi al lavoro in Canton Ticino”. I sindaci chiedono dunque al premier un deciso intervento nei confronti della Confederazione Elvetica al fine di “disporre l’immediata riapertura della dogana, se non totale, almeno parziale negli orari di accesso e uscita dei lavoratori, e di concordare l’applicazione in entrambi i Paesi di un medesimo protocollo, esteso almeno al Canton Ticino, per la sicurezza e la salvaguardia della salute dei lavoratori, visto che in Svizzera non vigono le stesse misure cautelative attive in Italia”. Il sindaco di Centro Valle Intelvi, Mario Pozzi, a nome degli altri sindaci della Valle, ha scritto una lettera anche al prefetto di Como, Ignazio Coccia. “Abbiamo dovuto subire l’ennesima decisione calata dall’alto, assunta dalla Svizzera senza consultare chi le dinamiche transfrontaliere le vive quotidianamente – si legge nella missiva – Questa chiusura si traduce in media in 60-70 chilometri in più al giorno e in una ulteriore pressione sul valico di Gandria, con code fino a Porlezza”. I sindaci chiedono dunque anche al prefetto “un intervento istituzionale forte affinché la Valmara possa finalmente riaprire al transito dei frontalieri”.