Un urlo straziante nel pieno della notte, poco prima delle 24 del 9 giugno scorso, non era bastato a fermare i suoi violentatori, che a turno l’avevano stuprata e rapinata mentre il compagno veniva tenuto a 30 metri di distanza, sotto la minaccia di un coltello puntato alla gola. Una violenza agghiacciante su una giovane comasca, che si verificò a poche decine di metri dalla stazione di Cadorago. I carabinieri della caserma di Lomazzo indagarono su quel brutale abuso, arrivando ad incastrare tre persone, i due presunti violentatori più una donna che, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe fatto da palo tenendosi a distanza. Ora, dopo mesi di lavoro, la Procura di Como, con il pubblico ministero Valentina Mondovì, ha chiuso le indagini, confermando le accuse. Un 27enne marocchino è accusato di rapina, violenza sessuale e lesioni mentre il presunto complice, di 26 anni, è nel frattempo deceduto in carcere. Nei guai, accusata solo di concorso nella rapina, anche una 23enne di Cadorago, il presunto “palo”, che ha sempre negato ogni accusa. A incastrare i presunti responsabili era stato sia il riconoscimento delle vittime, sia le telecamere di videosorveglianza della stazione di Cadorago che li ripresero arrivare e poi allontanarsi di nuovo in direzione del bosco. Secondo quanto fu poi ricostruito, i due giovani avevano raggiunto Cadorago in treno alle 22.30 del 9 giugno, erano scesi dal convoglio e si erano incamminati lungo la banchina per poi raggiungere una zona di spaccio e comprare 30 euro di cocaina. Al ritorno, passato il ponticello sul torrente Lura e a pochi passi dal risalire sulla banchina della stazione, furono avvicinati dai due stranieri usciti da un cespuglio che, sotto la minaccia di un coltello, intimarono di consegnare la droga appena comprata. I due giovani comaschi vennero rapinati pure dei cellulari, di un orologio da 200 euro e di un anello con braccialetto. Il ragazzo – nel tentativo di reagire – fu anche colpito con un pugno al volto.