A Como, in questo momento, l’indice R0 è uguale a 1. Una formula che oggi dice che l’epidemia nella provincia lariana non è ancora sotto controllo e che la fase 2 dovrà essere affrontata con molta cautela, se non si vuole correre il rischio di precipitare in un nuovo lockdown. Il calcolo di R0, il numero di riproduzione di base dell’epidemia, si deve a Davide Tosi, ricercatore del dipartimento di Scienze teoriche e applicate dell’Università dell’Insubria. “Ricordo che il livello di soglia, cioè un virus che sta perdendo la sua capacità di trasmissione, è R con 0 inferiore a uno, – ha spiegato Tosi al Corriere di Como – mentre il livello di epidemia “risolta” si ha con un R con zero inferiore a zero virgola cinque”.
La realtà dei fatti, sul territorio lariano, è dunque in chiaroscuro. Ne è convinto anche un altro ricercatore, Samuele Astuti, docente alla Liuc di Castellanza e consigliere regionale del Pd. “La media mobile dei contagi in provincia di Como, negli ultimi sette giorni, è stabile – ha detto il ricercatore varesino sempre al Corriere di Como – Ciò significa che siamo in una fase di crescita lineare. Si tratta di cifre preoccupanti, serve molta vigilanza territoriale. Questi numeri, inoltre, – ha proseguito Astuti – ci dicono due cose: primo, la provincia di Como è stata colpita dopo le altre ma non è stata capace di contenere il virus come avrebbe potuto; secondo, il calo significativo dei contagi non c’è”. Assieme alle case di riposo e agli ambiti familiari, la provincia lariana ha un terzo potenziale focolaio di ripresa dell’epidemia, il frontalierato. “Dobbiamo stare molto attenti – ha concluso Astuti – Pretendere dal Ticino rigide regole di comportamento, simili alle nostre. Diversamente, quel famoso R0 potrebbe risalire molto in fretta”.