Preoccupazione è stata espressa dai sindacati italiani e svizzeri, in seguito alle nuove aperture approvate dal Consiglio di Stato del Canton Ticino, che ha definito una nuova ‘finestra di crisi’ tra il 20 e il 26 aprile.
Secondo le organizzazioni sindacali i provvedimenti comunicati ieri “si aggiungono alle deroghe consentite appena dopo Pasqua per alcuni settori minori come la pesca, la silvicoltura, il giardinaggio e altre micro imprese, che hanno portato a 13mila i passaggi giornalieri nelle dogane, rispetto agli 11mila delle settimane del lock-down precedente”.
Il tutto, secondo le sigle dei lavoratori “in una fase in cui le curve epidemiche delle aree confinanti di Como, Varese e Verbania ed in particolare, del cantone stesso, non paiono ancora aver superato il punto critico”.
24 i nuovi casi di contagio registrati oggi in Ticino, 2.977 dall’inizio della pandemia, in Svizzera sono 27078 in totale. I decessi nelle confederazione sono 1059, 270 nel mandamento di Bellinzona, nell’aggiornamento di questa mattinata è stato indicato un morto per il virus.
Per i sindacati allentare la stretta in questo momento “contraddice le raccomandazioni di una parte importante della comunità scientifica e sembra ignorare le cautele a cui l’Oms invita proprio in queste ore, rispetto alle auspicate ripartenze delle nostre attività”.
Le nuove disposizioni prevedono la riapertura dei cantieri e deroghe per il sistema industriale non ricompreso nelle attività strategiche stabilite dallo Stato Maggiore Cantonale di Condotta (Smcc), il comitato preposto al controllo della pandemia, e porterebbero “quasi al raddoppio dei flussi transfrontalieri – affermano i sindacati – senza che vi siano significativi dati di riduzione del contagio”.