“Il territorio è stato vergognosamente lasciato solo, abbandonato a se stesso, senza dispositivi di protezione individuale, solo piccoli ausili di protezione insufficienti per numero e qualità a gestire una situazione di tale portata, tanto che ora anche i medici di medicina generale stanno pagando un alto prezzo di questa situazione”.
Medico e temporaneamente anche paziente, Gianluigi Spata, presidente dell’ordine dei medici di Como e presidente della Federazione regionale degli ordini dei medici ha scritto una lettera, a nome anche dei colleghi, all’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. “Come paziente ho visto un lavoro frenetico, attento e di alta professionalità, oltre a un gran riguardo per l’aspetto comunicativo e umano – scrive Spata – Come medico ho provato rabbia nel vedere i colleghi lavorare incessantemente dovendo centellinare mascherine, guanti e camici”.
“Abbiamo chiesto alle istituzioni di mettere in sicurezza chi ogni giorno lavora sul campo e che è il primo garante della salute e della sicurezza del cittadino – continua Spata – La situazione allo stato attuale è invariata: i presidi non ci sono e, se presenti, sono insufficienti a far fronte all’emergenza sanitaria. Ci troviamo di fronte a un nemico silenzioso, invisibile: come mai, mi chiedo, gli Ordini professionali sanitari sono stati, tranne in rarissimi casi, tenuti al di fuori da ogni scelta di politica sanitaria? Non potevamo forse collaborare per evidenziare quelle criticità che poi di fatto hanno messo in ginocchio il territorio e non solo?”
“C’è voluta questa gravissima emergenza a far sì che l’opinione pubblica si accorgesse di quanto la classe medica e anche tutti gli operatori sanitari siano disposti a qualunque sacrificio per il bene collettivo, anche a rischio della propria incolumità; è impressione generale che il lavoro svolto in precedenza , l’attenzione al malato e la fedeltà al lavoro, a costo anche di subire violenze fisiche come purtroppo prima dell’inizio dell’epidemia avveniva spesso, non sia mai stato effettivamente apprezzato – conclude Spata – Medici, infermieri e tutto il personale sanitario sono un esercito che sa rimboccarsi le maniche e lavorare a testa bassa; è arrivato, direi purtroppo viste le circostanze, il momento di essere ascoltati, lo spirito e la voglia di collaborare non ci è mai mancata se si vuole salvaguardare il nostro sistema sanitario nazionale, il cittadino e la professione. Mi auguro che superato, speriamo presto, questo drammatico momento, le parole non restino solo parole, parole, parole…”.