Strage di Erba: a quattordici anni dai fatti, la pressione mediatica attorno alla vicenda – specie dopo le recenti richieste della difesa, pur bocciate, di nuove analisi di reperti – è ancora forte.
Al punto da portare il procuratore di Como Nicola Piacente a diffondere un comunicato stampa con il quale si fissa un limite ben preciso alla concessione di interviste: niente più dichiarazioni al di fuori dei contesti istituzionali.
“A fronte delle sollecitazioni recentemente pervenute alla Procura della Repubblica di Como da diversi organi di informazione perché vengano rilasciate interviste, dichiarazioni, opinioni in merito alla cosiddetta “strage di Erba”, definita con sentenza di condanna passata in giudicato – scrive Piacente – nonché a vicende processuali anche molto datate (comunque analizzabili attraverso la consultazione diretta di atti non più coperti dal segreto investigativo), direttamente o indirettamente a questa collegate, in considerazione della pendenza di un iter processuale in cui non vi è ancora una pronuncia definitiva su varie istanze della difesa dei condannati nel doveroso rispetto della legge, delle parti processuali e degli organi giurisdizionali coinvolti”, il procuratore della Repubblica “ribadisce l’ indisponibilità propria e dei singoli componenti dell’Ufficio a rilasciare interviste e dichiarazioni nonché ad esternare qualsiasi manifestazione del pensiero nell’ambito di circuiti estranei a quello istituzionale”.
Per la strage di Erba, nella quale vennero brutalmente uccisi Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef, la mamma Paola Galli e la vicina Valeria Cherubini sono stati condannati in via definitiva Olindo Romano e Rosa Bazzi.