Il cranio conservato all’Accademia di Arte Sanitaria di Roma ed esposto lo scorso novembre al Broletto di Como apparterrebbe a Plinio Il Vecchio. Lo confermerebbe un progetto di ricerca scientifica durato due anni, coordinato dal giornalista e storico dell’arte Andrea Cionci, in collaborazione con esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e delle università Sapienza di Roma, di Firenze e di Macerata. I dati sono stati presentati nei giorni scorsi a Roma, nell’ambito del convegno sui cento anni dell’Accademia. Si tratterebbe dell’unica reliquia esistente del celebre personaggio dell’antica Roma, un intellettuale che ha lasciato ben 37 libri completi di storia naturale e che, al tempo stesso, fu un eroico ammiraglio. Come ha tramandato in due lettere suo nipote, nel 79 d.C., Plinio sacrificò la sua vita sulla spiaggia di Stabia per salvare i civili investiti dalla catastrofica eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei ed Ercolano. Plinio il Vecchio divenne così l’artefice della prima operazione di protezione civile documentata della storia. A risolvere il mistero del reperto sono arrivati i risultati genetici ottenuti dagli studiosi delle università di Roma e Firenze. Il cranio raccontava la storia di due individui: la mandibola apparteneva a un uomo di origine africana, mentre il cranio a uno all’incirca dell’età di Plinio il Vecchio. Ulteriori dettagli, come la posizione in cui era stato trovato lo scheletro e gli ornamenti che aveva indosso hanno stretto ulteriormente il cerchio intorno all’identità del cranio. La ricerca, in via di pubblicazione da parte dell’Accademia, è stata possibile grazie al finanziamento dei privati.