Polveri sottili in inverno, ozono in estate. La qualità dell’aria a Como preoccupa, come emerge dalla nuova edizione di “Mal’aria”, il rapporto di Legambiente sulla qualità dell’aria. Il dossier è stato presentato nelle scorse ore dai vertici dell’associazione.
Negli ultimi 10 anni, la città di Como ha superato i limiti europei per le polveri sottili ben 8 volte. Un dato che pone il capoluogo lariano nella poco invidiabile posizione di città tra le 30 più inquinate d’Italia, almeno dal punto di vista della qualità dell’aria. Como è anche tra le 54 città che nel 2019 hanno superato il limite previsto per le polveri sottili o per l’ozono. In particolare, lo scorso anno sono stati 61 i giorni in cui nel capoluogo lariano l’aria era “irrespirabile” per eccesso di ozono. Un netto peggioramento rispetto al 2018, quando i giorni critici erano stati 43. La legge prevede un numero massimo di 25 giorni all’anno con concentrazioni superiori a 120 microgrammi al metro cubo di ozono al giorno. I giorni di superamento delle Pm10 non possono invece essere più di 35 all’anno. Nel 2018 a Como sono stati 43.
“Il 2019 si è chiuso con dati in miglioramento, ma quella che respiriamo è sempre un’aria malata”, dicono i responsabili di Legambiente. A livello nazionale, la classifica delle città con il maggior numero di giorni di superamento della soglia di allarme è Torino, seguita da Milano.
«Dall’inizio del 2020 in diverse città lombarde si sono già registrati dai 15 ai 19 giorni consecutivi di superamento dei limiti di legge – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Di fronte all’emergenza non sono venute risposte chiare, ma solo provvedimenti stop&go. Senza tavoli di coordinamento sovra-regionali, le azioni spot messe in campo dalle singole amministrazioni comunali risultano inutili a contrastare una situazione cronica che caratterizza tutto il bacino padano e che necessita di interventi strutturali su più livelli: mobilità, edilizia, agricoltura».