La marcia della pace diventa un caso politico. Sebbene l’intento metta d’accordo tutti, la scelta degli organizzatori di far partire l’evento dal centro culturale islamico di Cantù ha creato una frattura con il Comune della Città del Mobile, che pure ha patrocinato l’evento. I rappresentanti della giunta canturina parteciperanno alla manifestazione, ma non saranno presenti alla prima tappa.
L’appuntamento è per domenica alle 14.30. La marcia della pace è promossa dal Decanato Cantù-Mariano, nell’ambito delle iniziative del “Mese della pace”, giunto alla 27esima edizione. La camminata è tradizionalmente uno dei momenti più sentiti e che fa registrare la maggiore partecipazione. A Cantù, per guidare la marcia sarà presente il vicario generale della Diocesi di Milano monsignor Franco Agnesi.
Per il 2020, la scelta è stata quella di fissare come prima tappa la moschea di via Milano, al centro da tempo di un braccio di ferro tra il Comune e l’Associazione Assalam, proprietaria dello stabile. L’amministrazione canturina ha dichiarato guerra al centro islamico e non ha fatto alcun passo indietro neppure dopo la sentenza della Corte Costituzionale che di fatto ha riaperto le porte del luogo di culto.
“Non riconosciamo quello stabile come luogo di culto e non parteciperemo alla prima tappa della marcia – dice il sindaco di Cantù Alice Galbiati – Abbiamo dato il patrocinio al decanato per il valore dell’evento, che non è in discussione. Pace e libertà vanno oltre la scelta delle tappe della marcia. I rappresentanti della giunta però non saranno presenti alla partenza. Non riconosciamo quel capannone come un luogo di culto e non ci saremo. Siamo per la libertà di culto, ma ci sono regole da rispettare. Per noi quel locale non è regolare e non lo rispettiamo come luogo di culto. Saremo presenti dalle tappe successive”.
Dalla moschea, la marcia proseguirà verso l’oratorio San Giuseppe di Vighizzolo per poi concludersi nella chiesa dei santi martiri greci di Mirabello. E’ annunciata la partecipazione di esponenti di altre confessioni religiose.