Sono stati assolti tutti con la formula piena «perché il fatto non sussiste». Accogliendo le richieste dei legali di ben otto imputati, accusati a vario titolo di omicidio colposo. Si è concluso così, stamattina, il processo di fronte al giudice monocratico Valeria Costi, a quasi otto anni di distanza dall’incidente che era costato la vita a un motociclista 38enne di Cremia, Diego Bordoli, deceduto nel luglio del 2012 dopo quattro mesi di coma in seguito a uno spaventoso schianto avvenuto nel territorio di Menaggio. L’incidente risale al 26 marzo dello stesso anno (erano le 23 di un lunedì), nel tratto tra la galleria “Crocetta” e la “Loveno”.
L’uomo era in sella a una moto di grossa cilindrata e stava viaggiando da Menaggio in direzione di Cremia. In quei giorni tuttavia la seconda galleria era interessata da lavori di messa a norma degli impianti e di notte rimaneva chiusa. Il centauro non riuscì a evitare l’impatto contro la segnaletica.
Le sue condizioni furono giudicate immediatamente molto gravi. Il ferito, in coma, fu soccorso e trasportato in ospedale, dove rimase per settimane senza riprendere conoscenza. Morì quattro mesi dopo.
La vicenda finì sul tavolo del pubblico ministero Simone Pizzotti che aprì un fascicolo per omicidio colposo in concorso, ipotizzando difetti nelle segnalazioni dei lavori in corso nella galleria. A quasi otto anni da quel drammatico incidente mortale, come detto, si è chiuso il processo con l’assoluzione per tutti gli imputati con la formula piena. Tra di loro ingegneri delle società che appaltarono e subappaltarono i lavori, ma anche il capo cantiere e il direttore dei lavori. Soddisfazione tra i legali delle parti, tra cui il comasco Simone Gilardi.