La sentenza della Corte Costituzionale, che ha bocciato le normative della regione Lombardia sulla localizzazione dei luoghi di culto, riapre di fatto le porte della moschea di Cantù, il capannone di via Milano di proprietà dell’Associazione culturale Assalam. Una struttura da tempo al centro di un braccio di ferro, a suon di ordinanza e procedimenti giudiziari, tra il Comune, deciso a impedire la preghiera agli islamici e la comunità di fedeli musulmani che fa riferimento ad Assalam.
Il piano di governo del territorio (Pgt) del Comune di Cantù prevede che in quell’area possa essere insediata un’attività di culto. A cambiare le carte in tavola era intervenuta la legge regionale, che ora però è stata spazzata via dalla Consulta. “In sintesi – hanno spiegato Vincenzo Latorraca e Mario Lavatelli, gli avvocati che assistono l’associazione Assalam – la sentenza sancisce come la legge regionale avesse violato il diritto di culto. La Regione può certamente disciplinare l’uso del territorio, ma non ostacolando o violando i diritti fondamentali”.
L’auspicio dell’Associazione Assalam è che il Comune ora faccia subito un passo indietro, permettendo ai fedeli di pregare in via Milano. Diversamente, sarebbe necessario un ulteriore intervento del Consiglio di Stato.