Non ricordo. Non ho visto. Non ne abbiamo più parlato. Era solo una conoscenza da bar. La ricostruzione, nell’aula della Corte d’Assise di Como, dell’omicidio di Franco Mancuso, ucciso in un bar di Bulgorello di Cadorago l’8 agosto 2008, si scontra con le risposte a tratti vaghe e zeppe di “non mi ricordo” dei testimoni chiamati dall’accusa.
Nell’udienza di oggi del processo a carico di Bartolomeo Iaconis, nato a Giffone, Reggio Calabria, 60 anni fa e Luciano Rullo, 51enne di Como, ritenuti dall’accusa il mandante e l’esecutore materiale del delitto, in Tribunale sono stati sentiti molti dei testimoni dell’omicidio. Persone che erano sedute ai tavolini del bar con la vittima e che hanno visto il killer – con il volto coperto da un casco integrale – entrare nel locale e sparare a distanza ravvicinata a Franco Mancuso, uccidendolo.
Le risposte alle domande del magistrato della Direzione distrettuale antimafia Cecilia Vassena sono state però tutt’altro che precise e dettagliate. In più occasioni il pubblico ministero non ha nascosto il disappunto, incalzando i testimoni. “Scusi, lei a quanti omicidi ha assistito?”, ha chiesto a uno dei clienti del bar che era a poca distanza da Mancuso all’ennesimo “non ricordo”. “E vuole farmi credere – ha continuato – che non si ricorda cosa ha visto e che poi non ha più parlato di quanto accaduto con familiari e amici?”. “Non ci credo”, ha più volte ripetuto il magistrato, rileggendo ai testimoni anche i verbali delle dichiarazioni rilasciate ai carabinieri nelle settimane successive al delitto.
Tra i punti toccati dall’accusa anche l’ispezione dei carabinieri del Ris nel bar di Bulgorello nell’aprile del 2015. I testimoni sentiti in Aula hanno perlopiù dichiarato di non sapere nulla delle indagini e di quel blitz. “Conoscete il titolare del locale e avete continuato a frequentare il bar – ha ripetuto Cecilia Vassena – Tutto il paese avrà parlato dell’arrivo del Ris, non credo affatto che non abbiate saputo nulla e non ne abbiate parlato”. Prossima udienza il 9 dicembre.