Undici auto rimosse. Undici spettatori ospiti. Nessuno ha sbagliato nulla, sia chiaro: ma sabato sera, a Como, si è creata una situazione paradossale. L’ennesima, che sottolinea una convivenza non sempre facile tra il calcio e il quartiere dello stadio Sinigaglia, perla del razionalismo, uno dei più particolari e affascinanti di Como.
Sabato sera alle 20.45 il Como ha giocato – e vinto, fortunatamente – contro il Giana, formazione di Gorgonzola. Dalla cittadina in provincia di Milano sono arrivati undici tifosi. Undici contati, su oltre 2mila spettatori paganti. Non proprio un match a rischio.
Eppure i protocolli di sicurezza sono scattati alle 13: la zona stadio è diventata off limits.
Sono state rimosse undici automobili. Per un intero pomeriggio di sabato, una delle zone turistiche più attrattive di Como è stata blindata per l’arrivo di un pugno di tifosi. Con buona pace dei turisti ma anche dei residenti.
Sia chiaro: nessuno, ovviamente, si diverte a blindare un quartiere sette ore prima della partita. Gli operai devono avere il tempo di montare trenta quintali di jersey e protezioni richieste dal protocollo di sicurezza, gli addetti devono avere il tempo di rimuovere tutte le auto in divieto di sosta, che possono anche essere venti, come nel caso dell’ultimo turno infrasettimanale.
Ma il paradosso, la difficoltà sempre crescente della convivenza tra calcio professionistico e quartiere, sabato pomeriggio, è emersa in tutta la sua evidenza.