Non c’è pace per gli allergici. Dopo gli ultimi mesi estivi, vero e proprio incubo per chi non sopporta l’ambrosia, con la stagione autunnale sono in agguato gli acari della polvere. Si tratta di piccoli “ragnetti” invisibili a occhio nudo, che hanno la loro massima concentrazione proprio tra settembre e novembre, mesi durante i quali, con le finestre chiuse e l’accensione dei termosifoni, nelle case si formano un tasso di umidità e temperature ideali alla loro diffusione. Gli acari scelgono come rifugi materassi, cuscini, moquette e tappeti: qui possono vivere a lungo liberando migliaia di particelle di escrementi che agiscono come potenti allergeni respiratori. “In Italia il 20 per cento della popolazione soffre di allergie – spiega la dottoressa Marina Mauro, responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Allergologia dell’ospedale Sant’Anna – Una parte è soggetta ad allergia da acari. Il fenomeno è in forte crescita soprattutto tra i giovani e le donne. Tra i sintomi, la rinite, con naso che cola, irritazione e ostruzione delle narici, e asma, con mancanza del respiro, sibili e difficoltà a respirare profondamente in presenza di polvere. Questo può accadere quando si va a letto a dormire, perché gli acari si annidano soprattutto in cuscini e materassi e nel nostro Paese trovano le condizioni climatiche ideali per crescere e riprodursi”. In presenza di sintomi del genere, è importante avere una diagnosi. “È necessario effettuare i test cutanei e, in caso di dubbio, gli esami del sangue – spiega la dottoressa Mauro – Dopo la diagnosi, risultano importanti sia la prevenzione che le cure. Si consiglia di ricoprire materassi e cuscini con apposite coperture che impediscano il passaggio degli acari alle lenzuola. Perché nessun materasso è esente da acari, neanche quelli in lattice. La biancheria del letto va lavata una volta alla settimana a 60 gradi e vanno eliminati tappeti e moquette. Necessario evitare l’uso dell’umidificatore nelle camere, visto che l’umidità crea le condizioni ideali per il riprodursi degli acari. I peluche dei bambini vanno messi nel freezer una notte intera ogni sei settimane. Oltre alle cure farmacologiche, – conclude la dottoressa Mauro – da tempo è diffusa l’immunoterapia specifica, chiamata volgarmente “vaccino”, che agisce sul sistema immunitario e permette di ridurre i sintomi”.