L’ipotesi circolata in agosto, la conferma definitiva oggi: Matteo Renzi, autore e colpevole dei più grandi successi e scivoloni del Partito Democratico, lascia. Non lascia ovviamente la politica, ma lascia il Pd. Una scissione tutt’altro che indolore, sia per chi seguirà l’ex leader dei dem, sia per chi resta.
Come il segretario regionale Alessandro Alfieri, che affida a Facebook il suo commento. “La mia casa politica è il Partito Democratico. Non la lascio. Ho sostenuto Renzi fin dall’inizio, tra i primissimi. L’ho difeso dal fuoco amico e mi sono sempre battuto perché il Pd fosse un soggetto plurale. Non credo invece ai partiti personali e alla sola forza salvifica del leader. Servono il leader e la comunità”.
Stefano Fanetti, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Como, è stato uno dei più entusiasti sostenitori di Renzi, all’inizio. E oggi, è uno dei più delusi dall’atteggiamento dell’ex leader dem.
Per Federico Broggi, segretario provinciale del Pd, sbaglia Renzi ma sbaglia anche chi gioisce della sua uscita. Resta da capire, a Como, chi andrà con Renzi. Sintetico, ma molto netto, infine il commento del consigliere regionale Angelo Orsenigo: “In bocca al lupo a Renzi. L’ho sostenuto, in passato, ora gli faccio i migliori auguri. Resto nel Pd perché i miei valori sono qui”.