La corsa del franco spaventa l’industria svizzera. Le incertezze economiche e geopolitiche rafforzano la moneta elvetica, vista anche come bene rifugio.
Il cambio franco-euro al di sotto della soglia psicologica di 1.10 destabilizza le esportazioni dell’economia svizzera.
Con una moneta molto forte le aziende svizzere perdono competitività sul terreno dell’export, perché i prodotti elvetici diventano più costosi per i clienti internazionali.
Una situazione analizzata a fondo dal Corriere del Ticino di oggi. Il quotidiano del cantone di lingua italiana parla anche del rischio di delocalizzazione. Per ora si tratta solamente di un rischio, ma se la moneta svizzera dovesse continuare a rafforzarsi, alcune aziende considererebbero la possibilità di spostare altrove la produzione, in un mondo in cui la concorrenza asiatica con costi di produzione più bassi è molto agguerrita.
Una difficoltà che potrebbe incidere, di riflesso, anche sull’economia di frontiera italiana. Ogni giorno più di sessantamila lavoratori (perlopiù italiani) passano il confine per andare a lavorare in Canton Ticino. Se le aziende ticinesi soffrono un calo nelle esportazioni e riducono i posti di lavoro, il prezzo della crisi viene pagato anche dai frontalieri.