Da una parte le indagini dei carabinieri e l’esito dell’autopsia, dall’altra le dichiarazioni dell’arrestato.
Nonostante le risposte fornite ieri da Pietro Sandrini, accusato dell’omicidio del fratello Arno, al giudice delle indagini preliminari di Como Carlo Cecchetti, non tutto torna nella ricostruzione di quanto avvenuto nella casa di Sorico la notte tra il 28 febbraio e il 1° marzo 2019.
Avrebbe ammesso di aver colpito più volte il fratello con una spranga di ferro trovata nella camera da letto di Arno, tuttavia di quell’arma non c’è traccia, nonostante la casa sia stata passata più volte al setaccio dai militari della compagnia di Menaggio.
Poi, avrebbe negato di aver usato un coltello per colpire il fratello al polpaccio della gamba destra, eppure l’autopsia ha lasciato pochi dubbi sul tipo di arma usata per procurare quella lesione che si è poi rivelata fatale. Altro punto da chiarire è il fatto che il sospettato, nel corso del proprio interrogatorio, avrebbe detto di non essersi accorto di aver fatto così male al fratello, e di non aver valutato le ferite per la loro reale gravità.
Eppure, da quanto sarebbe emerso, la camera da letto era ricoperta di sangue. Difficile dunque non accorgersi di quanto accaduto. Anche se la luce in casa era stata staccata a causa del mancato pagamento della bolletta. e del conseguente distacco della corrente elettrica dalla casa di via Nigolo. Proprio la bolletta è stata il motivo scatenante della lite tra i due fratelli.