A processo con il rito immediato accusato del tentato omicidio della madre. È la strada intrapresa dalla Procura di Como (pm Antonio Nalesso) nel fascicolo a carico del 32enne, originario di San Pietroburgo chiamato a rispondere delle oltre 30 coltellate inferte alla madre 58enne la sera del 9 maggio scorso a Musso sull’uscio di casa. Erano stati i vicini – dopo aver sentito le urla – a chiedere l’intervento dei soccorsi.
Ora toccherà ai legali della difesa valutare eventuali riti alternativi.
In un primo momento si pensava che l’aggressore fosse rumeno e avesse un nome diverso. Questo, almeno, era stato trovato scritto sui documenti rinvenuti dai carabinieri della compagnia di Menaggio nel luogo dell’aggressione. Poi però la stessa donna, con un filo di voce mentre era ricoverata in gravi condizioni a Gravedona, aveva rivelato che era stato il figlio.
L’aggressore non si era nemmeno preoccupato di nascondere il coltello usato: l’aveva lasciato in un bicchiere in casa, era salito in sella a una bicicletta e ancora sporco di sangue era andato in paese in un bar. Dove l’avevano trovato e arrestato i carabinieri.
Nel rispondere alle domande del giudice delle indagini preliminari di Como, nelle ore successive, l’indagato aveva ammesso ciò che gli veniva contestato. All’epoca però, al gip non aveva spiegato il movente e la causa scatenante. «Ero ubriaco», si era limitato ad aggiungere.