Interrogatorio fiume nel carcere di San Vittore per il commercialista Antonio Pennestrì, arrestato con l’accusa di corruzione per un presunto giro di mazzette ai dirigenti dell’Agenzia delle Entrate in cambio di favori sulle pratiche fiscali. Il professionista comasco ha chiesto di poter parlare con il magistrato che coordina l’indagine, Pasquale Addesso, che oggi l’ha raggiunto in carcere per un lungo faccia a faccia il cui contenuto al momento resta riservato.
Alle 9 di questa mattina, assistito dal legale Giuseppe Botta, Antonio Pennestrì si è seduto davanti al magistrato per raccontare la sua verità. Un cambio di rotta dopo la decisione, nel primo interrogatorio seguito all’arresto, di avvalersi della facoltà di non rispondere. Prima di lui, aveva già fatto la stessa scelta il figlio Stefano, sentito per nove ore dal pubblico ministero. Un interrogatorio il cui contenuto è stato secretato.
E’ già comparso davanti al magistrato anche l’unico degli indagati che ha ottenuto i domiciliari, l’imprenditore Andrea Butti, mentre avrebbe chiesto di essere sentito anche Stefano La Verde, ex capo team dell’ufficio legale dell’Agenzia di Como, in carcere al Bassone. Avrebbe scelto di mantenere la linea del silenzio invece, almeno fino a questo momento, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Como Roberto Leoni, da alcuni mesi spostato a Varese e ora in carcere a Busto Arsizio.
Tutte le dichiarazioni rese dagli imputati saranno vagliate dagli inquirenti e saranno determinanti anche per l’evolversi dell’indagine e per l’eventuale coinvolgimento di altre persone.