La prossima si annuncia come una settimana decisiva per i possibili sviluppi dell’inchiesta sul presunto giro di mazzette ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate di Como che ha portato all’arresto di cinque persone. Accanto al filone delle tangenti, l’inchiesta prosegue anche per accertare il fronte delle false fatture per abbattere i costi aziendali.
L’indagine della guardia di finanza, coordinata dal sostituto procuratore Pasquale Addesso ruota attorno ai commercialisti Antonio e Stefano Pennestrì, entrambi arrestati e ritenuti dall’accusa gli “ideatori di un sistema di frode fiscale”.
Stefano Pennestrì è stato il primo nei giorni scorsi a chiedere di essere interrogato dal pubblico mistero, assistito dal legale Giuseppe Botta. Un faccia a faccia durato nove ore e il cui contenuto è stato secretato. Il padre Antonio ha fatto la stessa richiesta e mercoledì toccherà al noto professionista sedersi davanti al magistrato per quello che potrebbe essere un interrogatorio decisivo per l’evolversi dell’indagine.
Nei prossimi giorni è attesa anche la risposta del giudice delle indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per i cinque indagati, Maria Luisa Lo Gatto, sull’istanza di revoca del provvedimento restrittivo presentata dall’avvocato Angelo Giuliano, difensore dell’imprenditore Andrea Butti, l’unico che ha ottenuto gli arresti domiciliari. Dopo aver chiesto a sua volta di parlare con il pubblico ministero, l’imprenditore tessile ha chiesto di poter tornare in libertà o, in subordine, di potersi almeno recare al lavoro.