Il lago di Como è sempre più meta di turisti: le presenze tra il 2007 e il 2018 sono aumentate del 39 per cento, anche se, nello stesso periodo, la durata del soggiorno medio si è ridotta, passando da 2,7 a 2,5 giorni, soprattutto per gli stranieri, la cui permanenza è calata da 3 a 2,6 giorni. E a scegliere come meta turistica il lago di Como sono in particolare gli stranieri, che rappresentano oltre la metà del totale: a Como sono il 76 per cento, a Lecco il 59 per cento. È quanto emerge dai dati diffusi dalla Camera di Commercio di Como e Lecco, che ieri ha ospitato, nella sede lecchese, un incontro tra una trentina di imprese dei settori ospitalità, ristorazione, attività ricreative, servizi di accompagnamento e otto operatori esteri provenienti da India, Regno Unito, Svizzera, Germania e Francia interessati a conoscere meglio il Lago di Como e la Lombardia come mete turistiche, ma anche i prodotti e i servizi turistici offerti dalle aziende del territorio. Un’iniziativa, giunta alla quinta edizione, che fa parte del più ampio calendario di eventi di InBuyer 2019, progetto promosso da Unioncamere Lombardia per favorire l’export delle imprese locali. Secondo i dati diffusi, per quanto riguarda la tipologia di ricettività sono diminuiti gli esercizi alberghieri (- 2,8% a Como tra il 2007 e il 2018, – 25,2% a Lecco tra 2012 e 2018), mentre sono aumentati quelli extra-alberghieri, con un notevole incremento dei posti letto, soprattutto in provincia di Lecco (+ 147,4%), mentre a Como sono aumentati del 29,6%. Dati che sembrano configurare due trend di sviluppo turistico: quello comasco più legato al segmento luxury e quello lecchese che richiede servizi più di base e quindi maggiormente orientato alle strutture extra-alberghiere.