Una nuova rivoluzione digitale imporrà agli italiani, nel giro di tre anni, di cambiare la tv di casa. Qualcuno lo ha già fatto, magari in modo inconsapevole (dal 2018 i televisori in vendita sono infatti predisposti in tal senso). Moltissimi altri saranno più o meno obbligati a farlo. A giugno 2022 si spegneranno infatti le frequenze della cosiddetta “banda 700”, destinate alla telefonia mobile di ultima generazione.
Senza un televisore predisposto per questo tipo di trasmissione, non si vedrà nulla. Un po’ quanto è accaduto con il passaggio dall’analogico al digitale terrestre.
Un convegno organizzato oggi a Roma da Confindustria Radio Tv ha fatto il punto della situazione.
Il comasco Maurizio Giunco, vicepresidente di Confindustria Radio Tv, ha spiegato l’impatto che questo cambiamento avrà sul comparto delle tv locali, destinate comunque a ridursi di numero. “Il refarming è un processo che inizialmente veniva percepito dalla quasi totalità delle emittenti televisive locali come fortemente negativo. Al contrario, a ben guardare, può avere effetti positivi sul comparto”.
“Il Regolamento sui contributi ha molti pregi, uno di questi consiste nell’averci finalmente fornito un numero incontrovertibile su cui ragionare: quante sono le “reali” Tv Locali in Italia, strutturate per fornire un servizio di qualità”. È a queste, secondo Giunco, che bisogna garantire strumenti e condizioni per mantenere la visibilità presso il pubblico durante il refarming della banda 700.
In tale processo, prosegue Giunco, gli operatori di rete hanno un ruolo centrale, a questi devono essere garantite economie di scala, in quanto esistono delle aree a rischio di fallimento di mercato, poiché per specifiche situazioni economiche o orografiche il costo di infrastrutturazione non garantirebbe un ritorno economico sufficiente. In conclusione, secondo Giunco, “con il superamento dei contributi a pioggia, e l’avvio del refarming della banda 700 ci sarà un’inevitabile riduzione di marchi e programmi locali trasmessi: ma tale riduzione andrà nella direzione di un positivo ridisegno del comparto”.