Trent’anni di carcere per l’omicidio del nonno, il massimo della pena considerando la scelta del rito abbreviato. Condanna in primo grado questa mattina per Luca Volpe, il 27enne canturino accusato di aver ucciso Giovanni Volpe, 78 anni, ferito a morte a coltellate dal nipote nella casa in cui i due vivevano assieme, a Cantù, nella frazione di Vighizzolo, il 16 marzo dello scorso anno.
Il giudice dell’udienza preliminare Carlo Cecchetti ha accolto completamente la tesi dell’accusa. Il magistrato che ha condotto l’indagine, Simona De Salvo, aveva chiesto il massimo della pena, l’ergastolo, abbassato a 30 anni appunto per la scelta di Volpe di ricorrere al rito abbreviato.
La difesa ha risposto invocando il vizio di mente per il 27enne, unito all’eventuale attenuante della provocazione. La sentenza, pronunciata questa mattina, condanna il giovane senza sconti per omicidio volontario.
Il giovane viveva con il nonno, che lo aveva cresciuto. Tra i due sarebbe scoppiata una lite perché il pensionato avrebbe scoperto che il nipote faceva nuovamente uso di droga. Il 27enne lo ha ucciso a coltellate e si è poi allontanato in auto. Il corpo di Giovanni Volpe è stato trovato dal figlio, che ha dato l’allarme. I carabinieri di Cantù, che hanno condotto le indagini, hanno subito concentrato l’attenzione sul nipote del pensionato ucciso, fermato poche ore dopo il delitto in un motel della Bassa Comasca.
Il figlio della vittima, che si era costituito parte civile, rappresentato dall’avvocato Arnaldo Giudici, ha ritirato la costituzione dopo la rinuncia di Luca alla sua quota di eredità sulla porzione di casa che apparteneva al nonno.