Provincia e città: due mondi ancora completamente diversi, pur nell’epoca iperconnessa e digitale.
Lo specchio di questa differenza è l’andamento del voto, che ieri ha nuovamente marcato una forte distanza tra i centri abitati più grandi e i paesi più piccoli.
A livello nazionale la Lega non ha vinto, ha stravinto. In Lombardia ha passato il 40%. Eppure a Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze il Partito Democratico ha staccato la Lega.
Una tendenza non così forte ma comunque sufficientemente chiara anche a Como.
In provincia di Como la Lega ha superato il 48% dei consensi. Praticamente un elettore su due ha votato il partito di Salvini. Il Partito Democratico, sempre su scala provinciale, si è fermato al 18,5%. Meno della metà.
Nella sola città di Como, il consenso della Lega è sceso (per così dire) al 36,9% e quello del Pd è salito al 26.5%.
In altre parole, nelle grandi città il Partito Democratico ottiene proporzionalmente molti più consensi e la Lega fa più fatica.
“Chi abita nelle grandi città, e soprattutto nei centri delle grandi città, ha motivazioni sociali differenti rispetto a chi vive la provincia – spiega il politologo Renato Mannheimer – in questo senso, con una definizione un po’ azzardata, si può dire che il Partito Democratico stia diventando il partito della borghesia. Mentre Lega e 5Stelle ottengono consenso anche nelle classi sociali più basse, il Pd intercetta ceti più elevati e privilegiati. E’ accaduto anche alle scorse elezioni. La metà degli operai ha votato Lega”.