Si riaccende a Como la polemica sui cassonetti per la raccolta degli abiti usati. Sulla vicenda interviene Humana, l’organizzazione umanitaria di cooperazione internazionale che gestisce la raccolta degli indumenti usati in città. Le precisazioni contenute nella nota stampa inviata dall’organizzazione riguardano il bando di gara e la compilazione dell’offerta tecnica. “L’Assessore Marco Galli ha affermato che il bando è rimasto lo stesso perché nei due precedenti non si è potuto procedere per un errore tecnico dei partecipanti – si legge nella nota – Precisiamo che Humana non ha commesso alcun errore nella presentazione della parte tecnica del bando”. L’organizzazione è stata esclusa perché ha formulato “un’offerta economica sotto soglia, più bassa di quella richiesta dal bando: questa è stata un’azione consapevole finalizzata a lanciare un chiaro segnale – prosegue la nota – sul fatto che una base d’asta di 400 euro a contenitore da pagare al Comune non è sostenibile”. A Como in totale sono 60 i cassonetti per la raccolta di abiti usati gestiti da Humana e Cooperativa Orizzonti, che fa capo alla Caritas. “La raccolta degli abiti usati – continua l’organizzazione – non è uguale alle altre raccolte differenziate perché gli operatori dipendono economicamente dalla frazione riutilizzabile”. Nei giorni scorsi intanto l’assessore Galli aveva ribadito: “La cifra di 400 euro è in linea con la media nazionale”. Proprio sulla somma interviene Massimiliano Marin, manager di Humana che si chiede in base a quali dati la cifra richiesta dal comune è considerata nella media nazionale. “I progetti solidali devono essere sottoposti a serie rendicontazioni – aggiunge – e i punteggi nelle gare dovrebbero dipendere da questo tipo di cose, oltre che dalla qualità tecnica del servizio.”